Una comunicazione infernale quella di oggi, fulminea, grazie a whatsapp, agli screenshot e tutte le altre diavolerie delle quali siamo dotati. I capisaldi del giornalismo che, negli ultimi 20 anni, sono stati dimenticati ed umiliati o gestiti sempre dalle stesse lobby, dovrebbero averci insegnato qualcosa.
L’unica rivoluzione alla quale fortunatamente non abbiamo potuto sottrarci -internet- sta facendo recuperare qualità e credibilità alla comunicazione. Dopo un primo momento dove tutti erano copy, giornalisti e dove bastava esserci frequentemente, ora si sta sempre più affermando la professionalità, e quindi il merito. La linea editoriale, il senso della notizia, la qualità di come si scrive e dei contenuti, i tempi.
Credo quindi sia nostro compito fare questo tipo d’informazione anche se disturba le girotonde che alimentano il moto perpetuo dove, alla fine, ci si riesce sempre a piazzare. Si guardi bene, non dobbiamo nessuna giustificazione. Ma a titolo d’esempio, sul pezzo pubblicato ieri a riguardo del diniego di Marco Della Felice, alla mia redazione sono arrivate ben tre fonti non collegate e per noi attendibili che ci hanno permesso di dare la notizia. Per un mio personale e non dovuto eccesso di zelo, mi sono premurato di contattare Della Felice per telefono e poi per sms -ricevuto dal mittente-, il quale, se avesse risposto avrebbe potuto usare diverse formule, sino a chiedere tempo. Ma niente mi è prevenuto. A questo punto tre fonti accreditate per noi danno prova e abbiamo, senza pietà, ma sopratutto senza contropartite, data la notizia.
Il nostro servizio, «per potersi guardare allo specchio tutte le mattine», cone diceva Indro Montanelli, consigliandolo ai giovani, è questo.
Andrea Vitali