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Dal prossimo 3 aprile dovrebbe partire sul territorio della provincia di Pistoia il progetto Poste Italiane che prevede la consegna della posta solo a giorni alterni: ma dalla riunione di ieri, martedì 21 marzo, la Provincia con il presidente Vanni, i sindacati CGIL e CISL, il Difensore Civico e i rappresentanti dei Comuni si oppongono fermamente a questo cambiamento.

«Scopo dell'incontro – dichiara il presidente Vanni- è quello di sospendere l'attuale riorganizzazione di Poste Italiane con questo modello e con questa tempistica e avviare un tavolo di confronto locale che garantisca i lavoratori e soprattutto i cittadini, dato che si tratta di un servizio universale che voglio ricordare è pagato anche dalla collettività visto che ogni anno lo Stato riconosce a Poste Italiane milioni di Euro».
Il Progetto “Poste Italiane”, voluto e sostenuto da Poste Italiane come modello innovativo e di contenimento della spesa, si traduce nella realtà in un immediato ed effettivo peggioramento della qualità del servizio postale e, cosa non meno importante, nel reale pericolo di una perdita di 40 posti di lavoro di portalettere.
Le notizie che vengono da diversi comuni dove il progetto è già partito non sono per niente confortanti. Si sa di una serie di disagi e di disservizi, tipo lettere e bollette recapitati con gravi ritardi e ritardi perfino negli invii prioritari, come raccomandate dell'Inps e avvisi di Equitalia. Si sa anche di una serie di problemi di sovraccarico di lavoro raccontati dai «postini che suonano solo a giorni alterni».
Il fronte politico e sindacale del nostro territorio ha un sentire comune: non aprire la strada a questo cambiamento radicale e peggiorativo stando a guardare. La riunione di ieri, martedì 21 marzo, è stata convocata per definire strategie in grado di scongiurarne almeno i danni più evidenti, visto che si tratta di un servizio pubblico essenziale.
Il nuovo modello organizzativo voluto da Poste Italiane è reso possibile dalla riforma compresa nella Legge di Stabilità 2015 ma, a parere di molti, la legge nazionale contrasta con il diritto europeo. La Risoluzione del Parlamento Europeo del 15 settembre 2016 sui servizi universali stabilisce, infatti, che “il servizio universale deve essere fornito nella misura massima, cioè comprendere ritiro e consegna per almeno 5 giorni a settimana per ogni cittadino europeo”.
Anche il Tar del Lazio è intervenuto sulla questione della compatibilità fra la normativa europea e la legislazione nazionale sul caso recapiti a giorni alterni degli invii postali per ribadire che quando le disposizioni nazionali non sono conformi al diritto europeo non hanno validità giuridica e non si applicano. Di parere opposto è, ovviamente, Poste Italiane che dice che la disciplina del Parlamento europeo non è un atto vincolante ma solo una valutazione e che gli stati membri possono operare con una certa flessibilità in materia di servizi universali.
 
Redazione

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