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Intervista all’assessore all’ambiente della Toscana sui rapporti sempre più stretti e molteplici fra politiche ambientali e vivaismo, con un occhio particolare al Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia e al rinascimento verde delle vicine Firenze e Prato. Per Federica Fratoni da un lato una produzione vivaistica più «eco-friendly» favorisce gli affari, dall’altro la risposta ai cambiamenti climatici con le nuove «porzioni di verde» nelle città è «una frontiera nella quale il vivaismo pistoiese può cimentarsi portando non solo un contributo per la qualità delle produzioni, ma soprattutto per la conoscenza sviluppata in generazioni di produttori illuminati». Il km 0 negli appalti a verde? «Viene da sé, perché i costi di trasporto incidono», «non solo riqualificazioni di parchi, ma anche pianificazione di infrastrutture verdi», ad esempio per mitigare sul piano idraulico gli effetti di piogge estreme.

E’ stata una giornata interamente dedicata al vivaismo pistoiese il 20 settembre scorso per l’assessore all’ambiente della Regione Toscana Federica Fratoni. La mattina il convegno al Centro Mati 1909, dove è stato presentato lo studio “Sostenibilità nei Vivai Mati 1909” del Cesaf di Pistoia, che ha mostrato che il bilancio CO2 è positivo nel campione di 30 ettari di vivaio analizzati, e quindi verosimilmente in tutto il Distretto vivaistico ornamentale pistoiese, e che comunque il vivaismo è una delle attività produttive di gran lunga meno inquinanti, in grado anzi di impattare positivamente sull’aria (vedi). La sera l’incontro organizzato presso l’Antico Convento Park Hotel et Bellevue di Pistoia dall’Associazione Vivaisti Italiani sul tema “Cambiamenti climatici e funzioni delle piante”, da cui sono venuti fuori vari messaggi incoraggianti per un settore come quello vivaistico ornamentale, indebolito da diverso tempo sul fronte della domanda interna: dall’utilità del verde per contrastare il cambiamento climatico e mitigarne gli effetti all’attivismo sul fronte della forestazione urbana di città limitrofe quali Firenze e Prato (vedi). Floraviva l’ha intervistata a margine di questo secondo incontro.
Che bilancio a fine giornata? Stamani abbiamo visto che i vivai inquinano molto molto meno di altre attività e anzi hanno effetti positivi sull’aria che respiriamo. La sera abbiamo visto quanto è importante il verde nella pianificazione urbanistica per contrastare i cambiamenti climatici nelle città. Il quadro che emerge può essere considerato positivo o almeno incoraggiante per il distretto vivaistico pistoiese?
«L’attività vivaistica costituisce ancora oggi una fortissima opportunità. Anzi forse oggi più di ieri, sia per il territorio pistoiese che per la Toscana tutta. Non c’è dubbio che come ogni attività dell’uomo abbia un impatto, sarebbe sciocco negarlo. Ma da un lato stiamo lavorando per contenere il più possibile questo impatto, perché comunque una produzione che sia sostenibile, quindi eco-friendly come usa dire oggi, è sicuramente un valore, non solo sotto il profilo ambientale, ma anche sotto il profilo del business, del marketing. E quindi c’è un’attenzione che non è soltanto delle pubbliche amministrazioni, ma prima di tutto delle imprese. E poi ci sono le opportunità che oggi offre la lotta ai cambiamenti climatici, che è diventata la priorità in tutte le agende politiche del mondo. Sappiamo che la leva principale per poter operare un contrasto serio è quello di riconvertire le nostre produzioni verso la sostenibilità e di preservare, valorizzare e possibilmente reintrodurre porzioni di verde nelle nostre città, nelle quali nei decenni passati è stata operata una cementificazione spesso selvaggia. Credo che sia una frontiera nella quale il vivaismo pistoiese può cimentarsi portando non solo un contributo per la qualità delle produzioni, ma soprattutto per la conoscenza sviluppata in generazioni di produttori e di imprenditori illuminati».
E in veste di assessore regionale come vede città quali Firenze e Prato così attive sul verde urbano?
«Firenze e Prato sono attivissime sotto tanti punti di vista, non solo sul verde, ma anche sui temi dell’economia circolare, su una riconversione ecologica della mobilità. Pistoia in questo parte in qualche modo avvantaggiata per le condizioni date, anche perché il vivaismo è stato per noi anche una modalità attraverso la quale abbiamo preservato ettari di territorio dalla cementificazione, che invece ha riguardato Prato con i suoi capannoni ma anche Firenze con tutta l’urbanizzazione. Quindi da questo punto di vista abbiamo i nostri cugini che sono molto dinamici, che stanno mettendo in campo delle progettualità molto importanti, io penso che anche essere parte di un’area metropolitana portando in dote un distretto come è il nostro possa farci recuperare forse tempo fin qui un po’ perso e riconnetterci…».
… ma avranno bisogno di interloquire con i produttori di piante. 
«Assolutamente, ci sono già sinergie importanti. Tra l’altro la Regione Toscana sta finanziando il cosiddetto Parco agricolo della piana in tutti i comuni della cintura fiorentina, quindi ci sono anche risorse. Le aziende stanno già collaborando e lavorando con le amministrazioni. Credo che questa relazione debba stringersi ulteriormente».
A livello normativo è percorribile la strada qualche volta indicata dal mondo vivaistico di privilegiare piante e verde a filiera corta o km 0 che dir si voglia?
«Il km 0 viene da sé nel senso che quando si fa una gara generalmente il costo del trasporto incide. Per cui le nostre aziende sono competitive e possono stare certamente in questi percorsi. E’ importante adottare politiche. Non solo destinare risorse alla riqualificazione dei parchi pubblici, ma proprio interpretare in termini di strumenti di pianificazione il verde come una infrastruttura al pari di una strada, di una scuola, con un piano di manutenzione, con approfondimenti, con una formazione del personale dipendente all’interno dei comuni. E tutto questo favorisce opportunità per il distretto vivaistico».
Stamani ha fatto un cenno a un tipo di infrastruttura che secondo lei è molto importante, cioè sul fronte della mitigazione del rischio idraulico.
«Una delle opportunità per il distretto vivaistico è costituita anche dalle nuove “infrastrutture verdi”, l’Europa le chiama così. Sono di fatto opere idrauliche, casse di espansione o aree di esondazione naturale, le quali sempre di più non si immaginano come aree sottratte allo sviluppo del territorio, ma aree che integrano lo sviluppo del territorio in termini ambientali, perché, soprattutto nei periodi di “pace” in cui non ci sono allerte meteo particolari,  sono parchi pubblici, sono luoghi in cui si sviluppa una certa socialità (basa vedere ad esempio “La Querciola” a Quarrata), sono oasi naturalistiche (il “Parco del Mensola” a Firenze che è ancora in fase di completamento ma sta registrando una partecipazione enorme da parte della cittadinanza. Siccome sempre di più si lavora su due fronti, quello del contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche quello della mitigazione e quindi della dotazione infrastrutturale delle nostre città, anche quelle realizzazioni (penso a Pistoia al parco intorno all’ospedale, dove dovrà sorgere una cassa di espansione sull’Ombrone) rappresenteranno un importante banco di prova per il nostro distretto, dove poter contribuire, gareggiando al pari di altri imprenditori, ma sicuramente portando fattori di competitività assoluta, su cui non ho dubbi».

L.S.

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