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A seguito delle 3 sentenze della prima commissione tributare provinciale che hanno visto il Comune di Pescia perdere contro un'azienda florovivaistica, vincere in parte con un’altra (2 cartelle su 4 sono state derubricare) e vincere contro l'ultima, il consiglio comunale ha ratificato definitivamente la modifica al regolamento che per effetto dell’approvazione consiliare, dal 2020 vedrà l’applicazione delle regole della Tari per le aziende agricole ed i produttori ma, per tutto il comparto «il pagamento sarà più semplice».

Giurlani, sindaco di Pescia, dichiara: «Abbiamo mantenuto gli impegni presi con i coltivatori e le associazioni che li rappresentano anche se qualcuno ha tentato, nei mesi scorsi, di diffondere notizie false e confondere le acque. Noi andiamo avanti dialogando con le aziende per trovare le giuste soluzioni rispetto alle esigenze di un comparto determinante nel nostro sistema economico, tenendo aperto il tavolo che abbiamo appositamente costituito».
Per le 3 cartelle in giudizio probabilmente si arriverà alla cassazione, quindi ancora la spada di Damocle sulle aziende colpite dal provvedimento che rischiano di pagare per tutti.
Il consiglio comunalesi è espresso sulla modifica dell’articolo 7, segnatamente sulle esenzioni e riduzione di superficie per produzione di rifiuti speciali non conferibili al pubblico servizio. Per effetto di questa modifica, secondo l’amministrazione, si rafforza il concetto dell’esenzione anche per i locali e le aree destinate alla coltivazione, comprese le serre a terra, tranne le aree adibite alla vendita (capo serra, esposizioni) sempre a condizione che ci siano le necessarie dichiarazioni previste dalla legge. Infatti, la modifica al regolamento comunale operata nel 2014 dalla precedente giunta Giurlani, imponeva che l’agricoltore dichiarasse eventuali modificazioni d’utilizzo delle serre dopo che gli stessi le avevano inserite nel catasto del comunale. Le aziende colpite dal provvedimento però non risultano essere state avvertite da nessuno di questa modifica al regolamento e quindi pare sia stato impossibile per loro ottemperare ad una semplice dichiarazione nella quale avrebbero dovuto dichiarare che in quei locali si continuava la produzione. Bene, questa omissione potrebbe costare alle aziende centinaia di migliaia d’euro.

Redazione

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