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"... nelle cose v'è una misura, ed esistono confini certi, al di qua e al di là dei quali non può esistere la rettitudine". Non a caso queste parole provengono dall'uomo dell'aurea mediocritas, che combatteva gli eccessi. Vorrei dedicare questo pezzo al concetto ormai desueto del fair play in politica. Sono molti anni che frequento l'arengo, senza acuti, una vita da mediano insomma. Ma nella mia lunga esperienza, (per alcuni troppo lunga, ma tant'è..) ho avuto l'onore di frequentare alcuni "punteros", numeri 10 dotati di estro e capacità indiscusse. Non sto qui a fare i nomi, limitandomi a dire che si tratta di personaggi trasversali a tutte le forze politiche presenti in Consiglio. Pure,alla durezza di un confronto talora aspro, si accompagnava sempre la ragionevolezza del rispetto reciproco, anche in presenza di posizioni incompatibili. I Consigli finivano alle tre di notte, e le polemiche duravano infinite sotto i lampioni della Piazza. Ma c'era il senso delle Istituzioni, e la percezione del Bene Comune. Era il Confronto nella Contrapposizione. Il primo che salì le scale della Dc il giorno del sequestro Moro, fu Renato Monti, cui davo del Lei, e che invece finii per chiamare Renè, in omaggio alla sua permanenza in Francia in era fascista. Oggi è cosa normale… allora comunisti e democristiani frequentavano negozi e marciapiedi diversi. Un esempio, potrei farne mille, e citare magari l'Ospedale, che in quegli anni gettò le basi di una affidabilità, oggi messa in discussione, e per la cui difesa, a differenza dei contemporanei, in molti a sinistra non esitarono a sfidare il potere centrale, atto al tempo impensabile. Insomma, avete capito… il degrado del concetto di rispetto in politica ci ha portato, come popolo ad uno schieramento tribale, fatto di odio, veti incrociati e dazi, che vengono regolarmente pagati dalla collettività. Nessuno è del tutto immune da questa deriva, nemmeno il sottoscritto. La politica, come ahimè il calcio, è divenuta mimesi di guerra. E come il calcio, il tifo ottunde il buon senso… e più o meno tutti finiamo per votare più contro che a favore. A favore di una proposta, di una idea, anche di un tentativo, che sia pure intriso di speranza, è sempre qualcosa di più di un no pregiudizievole. Discorsi datati? Può essere. Io non faccio la morale a nessuno. Ma la politica ha delle regole, come la fisica. Oggi le regole sono state stravolte, e se voglio giocare, mi adeguo. Se l’attuale "cultura" politica ha rovesciato il paradigma, e siamo alla Contrapposizione senza Confronto, saprò usare la clava. Ma questo non significa che io ne sia soddisfatto. Siamo in una campagna elettorale che si profila rovente, per una serie di motivi e di presenze che, ben noti, non sto ad elencare. Le contumelie prevarranno sulle opinioni, e quindi verrà condotta più guardando allo specchietto retrovisore che al futuro. E il Cielo sa se Pescia ha bisogno di un futuro…

Marino Angeli

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