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Il sindaco di Pescia soddisfatto anche degli input ricevuti dall’assessora regionale Fratoni e dal consigliere regionale Marco Niccolai al seminario dell’8 aprile a San Lorenzo. Fratoni: il progetto interpreta bene la multisettorialità perché include aspetti economici, sociali e ambientali, e va incentivata l’energia da biomasse legnose; purché si tenga conto delle zone critiche per il pm10: nessun problema sopra i 200 m, cautele nella piana. Niccolai: in una misura del Psr rimodulato il tetto dei contributi per interventi sul cippato è salito a 1.300.000 € e in un’altra sono previsti finanziamenti anche del 100%.

«Questo seminario sulla montagna, che io ho definito storico perché il primo che viene organizzato con questa formula, ha delineato un quadro sintetico abbastanza chiaro delle cose da fare per la nostra montagna di Pescia, vista non come a sé stante, bensì collegata alla montagna pistoiese. Sono venute fuori idee sulle cose da fare, ma soprattutto è emersa la possibilità per la prima volta di fare sinergia tra pubblico e privato, di creare una rete con le imprese, le associazioni, le persone, i privati e il Comune, che ha già incominciato a investire pesantemente sulla montagna, per lo sviluppo del nostro territorio. Questa è la vera novità. E’ un inizio, però secondo me a questo punto non si può più tirare indietro nessuno, né la parte pubblica che sta investendo né i privati, e bisogna insieme percorrere questa strada».
E’ quanto dichiarato dal sindaco di Pescia Oreste Giurlani dopo la conclusione della sezione plenaria del seminario dell’8 aprile al Villaggio Albergo di San Lorenzo sul tema “Progetto di riqualificazione economica della montagna: da Pescia all’Appennino Pistoiese” (vedi nostra intervista a Della Felice), sessione moderata dal giornalista Eugenio Fagnoni. Il sindaco di Pescia si è detto soddisfatto dell’intervento dell’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni, intervenuta a sostituire l’assessore all’agricoltura Remaschi impegnato a Verona, e di quello del consigliere regionale Marco Niccolai, membro della Commissione agricoltura del Consiglio regionale della Toscana. «E’ stato ribadito – ha commentato Giurlani – che la Regione apprezza questo progetto e cercherà con i propri fondi, soprattutto del Psr, di darci una mano». Di quali fondi si parla? «I finanziamenti – ha detto Giurlani – sono tanti: ci sono i fondi del Psr sulla forestazione, quelli ministeriali sulla difesa del suolo, si sono trovati finanziamenti sulla scuola, per i servizi, e poi gli investimenti del Comune per le asfaltature. Cioè le risorse pubbliche possono arrivare da vari canali e noi li stiamo percorrendo tutti. Dobbiamo fare in modo che questi canali, sia per fare opere sia per incentivare, abbiano dietro una base di privati che si vogliono mettere in gioco creando una rete, un sistema, una filiera, insomma, e quindi una sinergia tra il pubblico e il privato».
niccolai«Il 3 agosto del 2016 – aveva spiegato nel suo intervento Marco Niccolai - è stato reso noto dalla Regione Toscana l’accordo raggiunto con l’Unione europea per la rimodulazione del Psr e in particolare per quel che riguarda la forestazione c’è un aspetto molto importante che concerne il finanziamento degli interventi sul cippato e le biomasse, in cui la somma finanziabile passa da 300 mila euro a 1 milione e 300 mila euro, e poi sulla misura 8.6, ugualmente molto importante, che è diretta espressamente alla forestazione: si va a una copertura dell’investimento che può arrivare fino al 100%, con anche delle possibilità di sostegno per il mancato guadagno nei primi anni per l’avviamento dell’attività». Ma non è tutto. In prospettiva potrebbero arrivare buone nuove anche dalla nuova disciplina dei distretti rurali, approvata di recente. «Un emendamento in Commissione che porta la mia firma – ha spiegato infatti Niccolai - prevede che la Giunta regionale individui all’interno della programmazione propria delle risorse mirate a sostenere i progetti economici territoriali dei distretti rurali. Cioè, poiché ogni distretto dà vita a un progetto economico territoriale, noi diciamo che nella programmazione regionale in materia di agricoltura bisogna premiare l’idea del distretto, di più soggetti che fanno una progettazione comune, e quindi bisogna che ci sia all’interno di essa un’attenzione particolare per i progetti che provengono dai distretti».
L’assessora all’ambiente Federica Fratoni aveva affermato che il progetto del Comune di Pescia sembra declinare bene le direttive regionali. In che senso? «Bè, interpreta bene intanto la multisettorialità che è insita nell’approccio della Regione: il progetto messo in campo tiene insieme gli aspetti di sviluppo economico-imprenditoriale con quelli sociali e di vita della montagna e con quelli ambientali, quindi con tutta la ricaduta che una buona gestione dei nostri boschi può avere sia dal punto di vista di difesa dal rischio idraulico sia come contributo alla qualità dell’aria che respiriamo». «Noi – ha aggiunto Federica Fratoni - dobbiamo sicuramente investire e continuare sulla strada già intrapresa di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili affrancandoci dalle fonti tradizionali, che sono quelle fossili, che peraltro hanno anche una fine. La strategia europea, la cosiddetta Europa 2020, prevede appunto un raggiungimento importante in termini di energie da fonti rinnovabili, fratoniche poi tradotto e suddiviso fra le varie regioni dell’Italia vede per la Toscana un obiettivo al 2020 di produzione di energia da fonte rinnovabile del 16,5% (è il cosiddetto burden sharing). Ora noi abbiamo la fortuna di avere in Toscana la geotermia che essendo rinnovabile ci dà una grossa mano a raggiungere questo obiettivo, ma dobbiamo assolutamente proseguire secondo il mix che riguarda tutte le altre fonti: il fotovoltaico, l’eolico e le biomasse, che oggi forse rappresentano la fonte anche più semplice e che dà di più anche in termini economici, nel senso che chiude in qualche modo l’anello della valorizzazione della filiera del legno». «Ovviamente – precisa però l’assessora Fratoni - ogni fonte rinnovabile deve essere contestualizzata e non tutto può essere fatto dappertutto: l’eolico ha un impatto paesaggistico, il fotovoltaico richiede superfici di suolo, le biomasse sono una fonte straordinaria laddove non ci sono problemi di pm10, quindi alcune zone della Toscana, come la piana di Prato e Pistoia piuttosto che quella lucchese, sono zone per le quali c’è bisogno di una cautela per l’utilizzo delle biomasse, mentre vanno benissimo ad esempio i territori che stanno al di sopra dei 200 metri, ma anche altri territori che semplicemente non hanno quelle criticità e che sono la maggior parte nella Regione Toscana». E se nel frattempo queste criticità venissero ridimensionate attraverso la riconversione dei caminetti e delle stufe dei privati a impianti di nuova generazione che diminuiscono drasticamente le pm10? «Noi dobbiamo lavorare su questo piano – risponde Federica Fratoni - però come opportunità di tipo economico, cioè noi dobbiamo rendere i nostri caminetti più efficienti nella resa e questo consente anche di contenere usando i dispositivi che oggi le nuove tecnologie mettono a disposizione, dobbiamo investire sulla produzione di un pellet di qualità che ha meno emissioni di pm10, ecco queste soluzioni, che sono tutte a portata di mano per i nostri territori, poi devono essere diffuse presso le famiglie, che sono quelle che ne fanno l’uso maggiore». Poi, ha ricordato l’assessora Fratoni, che una buona gestione del bosco può contribuire a diminuire «le emissioni climalteranti, perché ricordiamo che l’accordo di Parigi prevede [...] anche un fortissimo contenimento delle emissioni di CO2 da parte delle nostre città, allora una Regione come la Toscana che ha più del 50% di territorio boscato deve compensare attraverso il bosco le emissioni che vengono dalle nostre città e dai nostri agglomerati urbani, per cui un bosco ben gestito dà un contributo formidabile perché compensa e assorbe quelle emissioni che sono così negative per il nostro clima, che fra l’altro sta dimostrando proprio in questi ultimi tempi il fatto di essere fortemente condizionato dalle attività dell’uomo perché ci propone delle dinamiche climatologiche abbastanza inedite: la siccità a novembre e le alluvioni ad agosto o il vento a marzo».
 
Lorenzo Sandiford

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