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Inaugurata stamani la mostra sui due Mercati dei Fiori di Pescia, fortemente voluta dall’amministrazione comunale in collaborazione con la Fondazione Michelucci. A Teatro Pacini per la presentazione della mostra sono intervenuti il presidente della Fondazione, Giancarlo Paba, gli architetti Claudia Massi, curatrice della mostra e del catalogo, Ezio Godoli, François Burkhardt, Adolfo Natalini, Francesco Gurrieri, Hans Kollhoff e il direttore del Mefit, Fabrizio Salvadorini.

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Dopo l’introduzione dell’assessore Elisa Romoli, che ha ricordato quanto l’amministrazione comunale abbia voluto questa mostra sui due Mercati dei Fiori, segno distintivo della città, è stato proiettato sul palco del Teatro Pacini di Pescia un bellissimo video con alcuni momenti della costruzione in cantiere del Vecchio Mercato dei Fiori. Ad esso è seguito il contributo di ognuno degli ospiti presenti, introdotti da Claudia Massi.
Giancarlo Paba ha ricordato le finalità principali della Fondazione Michelucci, di cui è presidente, come quella di contribuire agli studi ed alle ricerche nel campo dell’urbanistica e dell’architettura moderna e contemporanea, sempre nel segno di una speciale attenzione ai problemi legati alle strutture sociali. In equilibrio fra arte e povertà, la Fondazione Michelucci intende con questa mostra proseguire le sue politiche di lotta alla marginalità e all’esclusione sociale. «Stiamo parlando del miracolo della vitalità delle grandi architetture, capaci di rovinarsi ma di rigiocare un nuovo ruolo in un destino di nuova e utile conservazione» ha sottolineato Paba.
Non si parla dunque della ricchezza di una città, ma di un intero territorio, strutture come quelle dei due Mercati dei Fiori pesciatini si inseriscono in un tessuto più ampio, non più soltanto in quello centralizzato di una città.
Ezio Godoli, che contribuito alla realizzazione della mostra con Claudia Massi e Lorenzo Mingardi, ha sottolineato come questa intenda essere il manifesto di un programma di attività che si svilupperanno a partire da Pescia. I due Mercati, visto anche il successo riscosso a livello internazionale, sono opere emblematiche di come si possa avviare una rinnovata stagione di studi dell’architettura toscana non soltanto da un punto di vista locale.
A cogliere al volo l’argomentazione di Godoli è François Burkhardt che ricorda: «L’architettura toscana è poco presente all’estero, [...] la ricerca deve allora operare a livello comunicativo per riattualizzarla.» Gli stessi Michelucci e Savioli sono incredibilmente poco conosciuti, ha ribadito Burkhardt.
palagiogruppoL’opera di Savioli, di cui la mostra vuole anche ricordare il centenario della nascita, è di grande ispirazione per un’architettura di qualità e «adattata al benessere dell’uomo, aspetto essenziale oggi troppo spesso dimenticato, ma da riprendere». Questa «architettura sociale» Savioli l’aveva appresa dal maestro Michelucci e, ancora oggi, è forte esempio di un percorso da intraprendere.
Dell’importante contributo di Savioli ha parlato anche Adolfo Natalini, leggendo un suo articolo scritto per la rivista “Domus” nel 1982. L’opera del Mercato dei Fiori di Savioli rappresenta bene il suo decennio di lavoro ferrigno: con immagini tecnomorfe e disegni razionali sono qui ritratte le due anime dell’architetto, quella della mano che squadra razionalmente e quella che invece disegna scappatoie ludiche e pezzi corporei sinuosi. L’ispirazione è così quella della serra ottocentesca dei fiori, che viene dedicata al motto “Flora”, nome anche della moglie di Leonardo Savioli. Sorge allora una simpatica coincidenza, evidenziata da Natalini: «Dedica così a Flora, alla moglie, una macchina, lui, che non ne aveva mai guidata una.»
L’architetto Francesco Gurrieri, noto a Pescia per il restauro del Teatro Pacini, del Palagio, di Villa Garzoni e dell’Esselunga, ha espresso la sua ammirazione per la messa in opera di questa mostra, capace anche di ricordarci una stagione ormai passata per la costruzione di grandi edifici, quando le «betoniere cantavano» e si dava vita ad opere impensabili.
palagioarchitettoHans Kollhoff ha poi elogiato questi architetti «connessi con la terra», ricordando la loro immensa capacità di dar vita ad opere di un solo pezzo, monolitiche, che oggi non si sanno più creare. «Abbiamo appena visto una scena di vita passata con i fiori protagonisti in Piazza del Grano, ma oggi i fiori dove sono? Non si vedono, non c’è un negozio a Pescia dove poterli comprare, anche al mercato settimanale non si vedono. Ecco perché nella riqualificazione di Piazza Mazzini abbiamo pensato ad un piccolo padiglione con un nuovissimo mercato dei fiori».
Se è vero che a Pescia non si trova il commercio al minuto dei fiori, è anche vero, come ha ricordato il direttore del Mefit, Fabrizio Salvadorini, che questi rappresentano ancora un’importante attività socio-economica per Pescia. Il commercio all’ingrosso che si svolge quotidianamente all’interno dell’architettura di Savioli dà ancora valore al forte e storico volere dell’amministrazione comunale di avere un’attività commerciale dei fiori fin dal 1928.
Salvadorini ricorda che il Mercato dei Fiori, dove oggi si svolge il commercio dei fiori, può definirsi il più antico d’Italia e uno dei dieci centri di distribuzione dove quotidianamente operatori, produttori e commercianti svolgono affari all’interno della grande piazza coperta di Savioli.
Terminata la presentazione tutti i presenti si sono spostati alla Gipsoteca Libero Andreotti di Pescia, dove la mostra resterà aperta fino al 30 giugno con il seguente orario: lunedì e mercoledì ore 9/12, martedì e giovedì ore 9/12 e 15/18, venerdì e domenica ore 9/12 e 16/19, sabato ore 9.30/12.30 e 16/19.
 
Anna Lazzerini

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