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Il 28 gennaio 2020 alla Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze il Dipartimento di Formazione, lingue, intercultura, letterature e psicologia dell’Università di Firenze e la Fondazione il Fiore organizzano il convegno “«Distilla veleno una fede feroce» (Eugenio Montale): Shoà e letteratura” curato e introdotto da Ida Zatelli. Relazioni di Alberto Cavaglion su Primo Levi, Valeria Dei su Irène Némirovsky, Alberto Legnaioli su Aharon Appelfeld e la testimonianza di Daniel Vogelmann, figlio dell’unico italiano fra i salvati da Schindler. Interverrà il presidente della Comunità Ebraica di Firenze Marco David Liscia. Ingresso libero.

La voce di tre scrittori ebrei di altissimo rilievo, due sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti quali Primo Levi e Aharon Appelfeld e una che ci ha perso la vita come Irène Némirovsky, per un Giorno della Memoria 2020 che non sia un vuoto rituale ma un’occasione per acquisire consapevolezza autentica della Shoà, perché solo la letteratura e l’arte sono capaci di aprire la mente e il cuore a una comprensione più profonda e acuta raggiungendo tutti.
Così Ida Zatelli, professore ordinario di Lingua e letteratura ebraica all’Università di Firenze, presenta il convegno da lei curato “«Distilla veleno una fede feroce» (Eugenio Montale): Shoà e letteratura” che si terrà martedì 28 gennaio 2020 alle 15,30 alla Biblioteca Umanistica di Firenze (piazza Brunelleschi 3-4, ingresso libero). Un incontro nel cui titolo è richiamato un verso della poesia “Dora Markus” (Le occasioni 1939) che risente della inquietante impressione che su Montale, molto vicino all’ebraismo ed estimatore di Italo Svevo, esercitò la visita di Hitler a Firenze e l’incontro fra il Duce e il Führer nel 1937 (un anno prima delle leggi razziali) e che è stato organizzato dal Dipartimento di Formazione, lingue, intercultura, letterature e psicologia (Forlilpsi) dell’Università di Firenze, la Fondazione il Fiore e la Biblioteca Umanistica, con il patrocinio della Comunità ebraica di Firenze.
Al convegno, che sarà aperto dai saluti delle direttrici della Biblioteca Umanistica Floriana Tagliabue e del Forlilpsi Ersilia Menesini e della presidente della Fondazione il Fiore Maria Giuseppina Caramella, porterà il suo saluto anche il presidente della Comunità ebraica fiorentina Marco David Liscia.
Dopo l’introduzione di Ida Zatelli, Alberto Cavaglion, docente di Storia dell’ebraismo all’Università di Firenze e curatore dell’edizione commentata di Se questo è un uomo di Primo Levi (Einaudi 2012) e dell’edizione italiana del Dizionario dell’olocausto (Einaudi 2004), tratterà il tema “Primo Levi e la questione delle fonti letterarie”.
Seguirà la relazione “Irène Némirovsky e l’impossibile oblio delle origini” di Valeria Dei, dottore di ricerca all’Università di Pisa e alla Université Sorbonne Nouvelle Paris 3 con una tesi sulla «identité juive inassimilable» (l’identità ebraica inassimilabile) in Irène Némirovsky, Albert Cohen et Joseph Roth che è fra le 14 tesi di dottorato premiate l’anno scorso dall’ateneo di Pisa. Come illustrerà Valeria Dei, l’opera di Irène Némirovsky (1903–1942), ebrea russa emigrata in Francia e morta ad Auschwitz, mette al centro la sua condizione di apolide e di esclusa.
Il terzo relatore sarà Alberto Legnaioli, docente di Letteratura ebraica moderna e contemporanea all’Università di Firenze, che parlerà di “Aharon Appelfeld e la figura del sopravvissuto nella letteratura israeliana”. Lo scrittore Aharon Appelfeld (1932–2018), originario della Bucovina del nord (allora Romania), sopravvisse alla Shoà, in cui perse la madre e i nonni e fu separato dal padre, riuscendo a soli 9 anni a fuggire nei boschi da un campo di sterminio nazista e poi, dopo un tormentato e avventuroso triennio, unendosi all'Armata Rossa come cuoco. Emigrato in Palestina nel 1946, si è in seguito laureato in letteratura all’Università di Gerusalemme ed è diventato un importante scrittore, noto soprattutto per aver affrontato il tema della Shoà e aver dato voce ai sopravvissuti. Nel 1960 scoprì che anche suo padre era scampato all’Olocausto ed emigrato in Israele e lo poté riabbracciare.
Il convegno si concluderà con la testimonianza viva e toccante di Daniel Vogelmann, fondatore della casa editrice specializzata in cultura ebraica La Giuntina di Firenze, che rievocherà le vicende della sua famiglia e in particolare di suo padre Schulim Vogelmann (1903 – 1974), che fu deportato ad Auschwitz, dove perse la sua prima moglie e la figlia. Fu salvato da Oskar Schindler, unico italiano presente nella sua lista.

Redazione

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