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Ieri, un po' prima delle una il treno lungo sedici carrozze ha lasciato la stazione di Santa Maria Novella a Firenze, alla volta della Polonia. Un viaggio lento, lungo almeno diciannove ore: da Firenze attraverso gli Appennini verso la pianura padana, quindi il Brennero, l'Austria fino a Kufstein, un pezzo di Germania, ancora l'Austria da Salisburgo verso Vienna, un paio di ore attraverso la repuobblica ceca, nella notte, e poi l'arrivo ad Oswiecim alle 7.53.
Un'ora prima il presidente della Toscana, che li raggiungerà martedì sera a Cracovia, aveva salutato gli oltre cinquecentocinquanta ragazzi alla partenza, invitandoli a non essere indifferenti di fronte agli orrori e alle tragedie che ancora oggi accadono nel mondo, ogni volta che vengono calpestati i diritti delle persone. Gli studenti ascoltano, attenti. I primi erano arrivati in stazione attorno alle nove, nonostante lo sciopero regionale dei treni: Trenitalia ha messo a disposizione due bus speciali, uno da Follonica e l'altro da Pontremoli, altri si sono organizzati autonomamente, a volte portati in auto dai genitori.
"Quando settanta e più anni fa Auschwitz e gli altri campi di sterminio nazisti sono stati aperti, - sottolinea Rossi - tutt'attorno c'erano villaggi, come oggi. Si vedevano il fumo e i treni carichi di persone arrivare, si sentiva l'odore della carne bruciata. C'era il fumo e la gente sapeva. O sospettava. Come potevano sopportare? Perché non hanno reagito, vi chiederete". Hanno semplicemente voltato gli occhi dalla parte opposta. L'indifferenza è un male e il treno della memoria toscano vuole essere un antidoto anche per questa piaga. "I testimoni sopravvissuti a quell'orrore – dice ancora Rossi - vi aiuteranno: a capire, a porvi quantomeno domande. E tornerete diversi da come siete partiti".
Lo confermano e lo ripetono ogni volta, a chi glielo chiede, anche Andra e Tatiana, le due sorelline scampate a Birkenau e agli esperimenti del dottor Mengele: loro che di viaggi della memoria con la Toscana ne hanno già fatti nove ed altri con altre regioni. Tatiana farà il viaggio con gli studenti, Andra li attenderà in Polonia.
"Dal viaggio della memoria si torna diversi: cambiati e in meglio" dicono. "Quando si parte c'è una bella allegria – raccontano -. Vedi i ragazzi preparati e consapevoli certo, ma sereni, tranquilli e curiosi soprattutto". "Poi però - riprendono – quando si torna i loro occhi sono diversi e lo vedi da subito, già sul treno. Lo notiamo noi, lo capiscono loro e se ne rendono conto anche i genitori una volta a casa". Felici, felicissimi anzi dell'esperienza fatta, ma diversi: a volte tristi, perché hanno elaborato cosa è accaduto e che deve toccare con mano per renderti conto. Non hanno risposte: quelle non si trovano ad Auschwitz, le devi cercare nella vita. Ma hanno iniziato a porsi domande. Ed è il primo passo importante.

Redazione

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