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Per il presidente dell’Associazione Vivai di Pescia Luca Cinelli «bene la parte espositiva». La responsabile “area olivo” Elena Sonnoli «il settore olivicolo pressoché assente, proprio quando è in fermento per il piano nazionale!». Mentre per Andrea Vitali la comunicazione è stata troppo “consumer” e il ricambio generazionale non convincente.

Il presidente dell’Associazione Vivai di Pescia Luca Cinelli ha fatto visita il 22 settembre alla 68^ edizione di Flormart, il salone internazionale del florovivaismo, architettura del paesaggio e infrastrutture verdi di Padova, dove esponevano anche alcune aziende associate quali Ammazzini Piante e Vivai Nannini. Ad accompagnarlo nella visita, Elena Sonnoli, responsabile dell’ “area Olivi” dell’associazione, salita recentemente alla ribalta con lui per aver dato vita a Uzzano al primo Centro di Moltiplicazione privato di piante di olivo virus esenti in Toscana. Alla fiera di Padova c’era anche Andrea Vitali, editore di Valdinievole+ nonché analista del settore florovivaistico e del comparto del vivaismo olivicolo.
«Siamo venuti a vedere se questa fiera dopo anni di rilassamento abbia degli sprazzi di ripresa – ha detto Luca Cinelli -. Abbiamo trovato una fiera carina, in ripresa. A sentire gli altri colleghi che la stanno facendo ci sono anche delle buone prospettive di mercato e ritengo che una fiera di settore come questa nel mese di settembre per il mercato italiano ci voglia, più che una fiera di settore fatta a marzo o aprile». «A livello di allestimento – ha aggiunto - mi sembra di essere ritornati alle vecchie fiere degli anni ’80-‘90 come impostazione, dove si vedevano le piante, si vedeva magari poco il logo aziendale, ma c’erano tante piante».
«Io ho visto il settore olivicolo pressoché assente – ha commentato Elena Sonnoli - perché salvo due o tre stand di piante per oliveti, gli olivi mancano completamente rispetto al Flormart di 10/12 anni fa, quando erano presenti tutti i vivaisti della Puglia e quindi l’olivo la giocava quasi alla pari con la parte ornamentale della fiera. Ora non c’è più niente. E questo è singolare in un momento in cui in Italia stanno uscendo tutti i Psr grazie al Piano olivicolo nazionale che è stato emanato. Mi sarei aspettata di vedere la fiera molto più ricca di olivi, sia di olivi di 1 anno che di olivi di 2, e invece purtroppo non è così».
Per Andrea Vitali c’è stato «uno sforzo di allestimento apprezzabile ed una crescita indubbia degli espositori (rispetto all'ultima edizione) che a mio parere non è stata premiata dai visitatori. Riguardo ai contenuti della manifestazione, alla comunicazione e pubblicità, mi sono sembrati molto, troppo consumer. Anche gli stessi allestimenti in città che rimandavano a Flormart non ho capito a chi si rivolgessero. E poi i media utilizzati erano troppo generalisti, come se si volesse piacere più alla signora Maria o alla politica (che non si è vista o quasi alla inaugurazione) invece che a garden center, buyer della gdo/gds, vivaisti, paesaggisti, giardinieri, agenti di commercio». Insomma, ha concluso Vitali, «la fiera come incubatore innovativo e spazio ai giovani operatori di settore è mancata: sentire annunciare, come mi è capitato alla tavola rotonda sul futuro dei mercati di fiori italiani, la necessità di innovare e di ricambio generazionale da alcuni di coloro che sono fra i protagonisti del settore da 40 anni non mi è parso in linea con una fiera che ha l’ambizione di innovare sia il settore florovivaistico che quello fieristico».

Redazione

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