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Appello di Cia Pistoia alle forze politiche di Pescia nell’interesse della floricoltura e di tutta la filiera floricola: il presidente Orlandini ricorda che il Mercato dei fiori di Pescia, in mancanza di lavori, rischiava di chiudere da un momento all’altro lasciando senza sede floricoltori e commercianti. «I finanziamenti della Regione, anche solo per la messa in sicurezza, erano (ormai) vincolati alla presentazione di un progetto multifunzionale credibile.» 

«Lungi da noi sostituire il Comune di Pescia nella spiegazione delle scelte fatte in merito alla questione dell’immobile del Mercato dei fiori della Toscana a partire dal dicembre 2015, quando in una affollata e tempestosa riunione degli operatori del Mefit, fra cui molti nostri floricoltori, emersero chiaramente la loro disperazione e le gravi conseguenze per la filiera floricola che avrebbe avuto la chiusura del mercato dei fiori. Ma sentiamo il dovere di puntualizzare alcuni aspetti di una scelta che abbiamo appoggiato nel tentativo di salvare in extremis il Mefit per il bene della floricoltura distrettuale e di tutta la filiera floricola dell’Italia centrale. E facciamo appello alle forze politiche di Pescia ad essere costruttive e guardare in avanti su questo fronte, senza rivangare situazioni del passato ormai inattuali da molti anni».
Il presidente della Confederazione italiana agricoltori di Pistoia, Sandro Orlandini, interviene sulle polemiche politiche di questi giorni riguardo al passaggio di proprietà dell’immobile ex Comicent dalla Regione Toscana al Comune di Pescia, con la contestuale erogazione di 3 milioni di euro per l’adeguamento della struttura con la sua completa messa in sicurezza e l’impegno di entrambe le parti, in collaborazione con le associazioni di categoria agricole e dei commercianti, a elaborare entro 8 mesi dalla firma dell’accordo un piano di sviluppo del mercato dei fiori che metta al centro il rilancio del florovivaismo nel contesto di una valorizzazione multifunzionale della struttura.
Sandro Orlandini sottolinea alcuni punti che sono determinanti per capire il perché dell’appoggio della Cia di Pistoia alla scelta del Comune di Pescia di provare a salvare il mercato dei fiori accettando il trasferimento dell’immobile.
«Innanzi tutto – afferma Orlandini - va ricordato che, senza entrare nel merito dei lontani accordi fra Regione Toscana e Comune di Pescia (che prevedevano comunque sin dall’inizio un progetto di sviluppo multifunzionale del Comune), già dai tempi della precedente giunta di Enrico Rossi, con assessore all’agricoltura Gianni Salvadori, era emerso con chiarezza che, dopo una prima erogazione di 500 mila euro per alcuni lavori di messa in sicurezza della struttura ex Comicent, la Regione non avrebbe più erogato finanziamenti in mancanza dell’atteso business plan multifunzionale credibile, nemmeno per l’adeguamento della struttura. Inoltre c’erano le pressioni di alcuni soggetti del settore florovivaistico, a nostro avviso una minoranza condizionata in questo frangente sia da interessi di parte sia da poca lungimiranza sulle potenzialità del mercato dei fiori, che spingevano per la chiusura del servizio di commercio all’ingrosso di piante e fiori nella struttura di via Salvo d’Acquisto».
«In questo contesto – aggiunge Orlandini – verso la fine del 2015 lo stato di usura dell’immobile ex Comicent ha raggiunto livelli tali da rendere impellenti dei lavori per l’adeguamento della struttura che scongiurassero il rischio, ormai altissimo, di una improvvisa chiusura per ragioni di sicurezza. Siccome il progetto multifunzionale del Comune non c’era e la Regione non era quindi più disposta a erogare finanziamenti, il sindaco Giurlani propose, pur di non chiudere il mercato, di realizzare un struttura temporanea dove svolgere le attività di commercio all’ingrosso, mentre si aspettava la soluzione della vertenza con la Regione sull’immobile. Questa soluzione sollevò le proteste della maggioranza degli operatori, sia floricoltori che commercianti di fiori, e si decise di iniziare la trattativa con la Regione Toscana per ottenere i finanziamenti necessari ad adeguare la struttura, anche senza essere ancora in grado di proporre un progetto multifunzionale».
«Nonostante un inizio disastroso della trattativa con la Regione – continua Orlandini - si è giunti a una soluzione che dal punto di vista delle imprese florovivaistiche ha i seguenti vantaggi: a) è garantita la continuità del commercio all’ingrosso di piante e fiori al Mefit da cui dipende la sopravvivenza economica di molti floricoltori del territorio, b) i floricoltori non dovranno spendere un euro per l’adeguamento strutturale dell’immobile, che sarà sostenuta per 3 milioni dalla Regione Toscana e per 500 mila euro dal Comune di Pescia (cifra che è garantita come sufficiente alla messa in sicurezza da alcune valutazioni tecniche), c) la Regione Toscana si è impegnata per iscritto a dare un aiuto concreto, nell’ambito della cabina di regia in corso di istituzione, al rilancio della floricoltura nel contesto del distretto, alla realizzazione di misure di efficientamento energetico ed idrico dell’immobile, e alla progettazione di un business plan multifunzionale credibile che finora nessuno è riuscito ad elaborare. In particolare il punto c dovrebbe consentire di accrescere le attività commerciali all’ingrosso e di pari passo la produzione dei floricoltori locali, di abbassare i costi della struttura mercatale e di avere degli introiti aggiuntivi da attività private extra florovivaistiche compatibili con il mercato dei fiori che saranno scelte anche con l’aiuto della Regione».
«Dal nostro punto di vista di categoria agricola che tutela i floricoltori locali – conclude Orlandini – la parte interessante della scommessa progettuale sarà nel rendere inferiore a quanto temuto il contributo necessario della multifunzionalità, cioè nel minimizzare gli introiti che dovranno arrivare da attività non agricole o non rientranti nella filiera floricola. Gli ultimi anni di gestione del Mefit, al netto delle perdite della vertenza sindacale con gli ex dipendenti, ci fanno sperare che con i conti dell’amministrazione ordinaria sotto controllo, con attività di marketing che attirino ancora più operatori e con adeguamenti strutturali mirati all’efficientamento energetico e alla riduzione dei costi dell’immobile sostenuti dalla Regione Toscana, ci si possa fare. Questo dovrebbe consentire di trovare più facilmente le attività private complementari sufficienti a garantire la sostenibilità della struttura. E quale è comunque l’alternativa?».

Redazione

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