Giovanni Vitali, pianista e maestro concertatore, ci racconta, commentando da un punto di vista professionale, la rappresentazione Elisir d'amore che ha avuto luogo domenica scorsa (18 marzo) al Teatro Pacini di Pescia.
La domenica appena trascorsa ha visto la rappresentazione dell'Elisir d'amore, melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti. Il pubblico, intervenuto in modo generoso sia numericamente, sia non lesinando applausi agli artisti durante la recita, ha confermato che l'opera del maestro bergamasco porta molto bene i suoi 186 anni (la prima rappresentazione al Teatro della Cannobiana di Milano il 12 maggio 1832 riscosse un enorme consenso, con 32 repliche consecutive) e che non a caso essa è, dietro solamente a due colossi come la Traviata di Giuseppe Verdi e la Bohème di Giacomo Puccini, una delle opere più rappresentate nel mondo.
Il progetto, portato alla realizzazione nella giornata di domenica 18 marzo, è essenzialmente nato dalla collaborazione tra la corale di Pescia "Pacini già Valle dei Fiori", la direzione artistica del Teatro Pacini di Pescia di Battista Ceragioli e la compagnia lirica livornese guidata da Franco Bocci, il quale ha curato la regia scenica di questa produzione.
Per la Corale di Pescia, guidata dal M.o Luca Innocenti in collaborazione col M.o Simone Brienza, l'Elisir non è stato di certo un debutto: l'ultima volta che fu portata in scena, sempre al “Pacini”, fu nel 2009 sotto la direzione del M.o Gabriele Micheli e con la regia scenica di Emiliana Paoli. La conpagnia lirica livornese di Franco Bocci ha fornito oltre alla regia scenica e la gestione delle luci in palcoscenico, la parte maschile del cast ovvero i ruoli di Belcore e Dulcamara, interpretati rispettivamente da Michele Pierleoni, Alessandro Ceccarini e il russo Artemy Nagy che, nonostante l'influenza, ha sostenuto il non facile ruolo di Nemorino. Il contributo del direttore artistico Ceragioli è stato fondamentale poiché ha dato il via libera all'effettiva rappresentazione dell'opera nel teatro pesciatino.
Se però per tutti questi l'”Elisir” è un'opera di repertorio, non è stato altrettanto per la parte femminile del cast. Il piccolo, seppur insidioso, ruolo di Giannetta è stato intepretato da Graziana Biondi che ha visto il suo intervento più importante nell'aria “Saria possibile”, accompagnata dalle sezioni femminili del coro “Pacini”. L'altro debutto è stato quello di Arianna Neri che ha affrontato lo scomodo e pressante compito di cantare il ruolo di Adina, ovvero la protagonista femminile dell'opera. Se infatti, come nello stile dell'opera donizettiana, non viene vincolata la scelta di un certo tipo di soprano (il contrario succede nelle opere dell'ultimo Verdi e nella totalità di quelle di Puccini e Mascagni, dove ci sono mille sfumature di voci di Soprano), è anche vero che gli elementi tecnici e la costante presenza in scena di Adina sono un banco di prova notevole per una cantante al debutto sulle scene.
Ci piace osservare come il pubblico pesciatino, sebbene non avvezzo alle rappresentazioni liriche nel Teatro della propria città, a vantaggio di una stagione prevalentemente di prosa, abbia pienamente partecipato alla recita esprimendo un parere per lo più positivo sul lavoro degli artisti.
Che sia tuttavia un parere positivo o negativo, benchè il sottoscritto abbia curato la direzione musicale dell'opera, fa piacere che le persone passino la loro domenica pomeriggio tra altre persone confrontandosi, criticando e gioendo di ciò che accade sul palco. È chiaro che il Teatro chiede al suo spettatore un'attenzione viva e costante, molto più di un social network o della televisione. È anche vero però come la generosità di chi partecipa venga ripagata da uno spettacolo sempre di qualità e che lascia l'entusiasmo negli occhi di tutti, proprio come domenica è accaduto. Questo accade perchè la Musica e l'arte in genere sono basate su un rapporto di reciprocità: essa dona in base a quanto noi le dedichiamo. Chi vi scrive ha la fortuna di lavorare in Teatro e può assicurarvi come molte città, che pure hanno ottime proposte culturali, non posseggano strutture come la nostra né abbiano le finanze per costruirle. Come scriveva un noto cantautore la libertà è partecipazione e in questo momento di appiattimento sociale e di impoverimento culturale l'esperienza in teatro può ridestare il senso critico e di pensiero autonomo di ognuno.
Giovanni Vitali