Dopo i recenti commenti apparsi sui quotidiani e sui social, Andrea Vitali, consulente marketing e pubblicitario di diADE adv, si esprime, dopo alcune sollecitazioni, sul nuovo logo di Pistoia Capitale della Cultura 2016, fornendo un parere prettamente tecnico.
Dopo i recenti commenti apparsi sui quotidiani e sui social, Andrea Vitali, consulente marketing e pubblicitario di diADE adv, si esprime, dopo alcune sollecitazioni, sul nuovo logo di Pistoia Capitale della Cultura 2016, fornendo un parere prettamente tecnico.
La scelta di commentare nasce dalla constatazione che quello che ho letto fino ad ora sul nuovo logo di Pistoia Capitale della Cultura parla solo di “bello” o “brutto”, senza motivare. In comunicazione questo non esiste, si dice piuttosto se “funziona” o “non funziona”, tenendo sempre in considerazione due aspetti: la rilevanza per l'utente e i vantaggi per l'azienda/ente/persona.
Esprimere poi un giudizio su colleghi che hanno prodotto un brand come quello realizzato per Pistoia Capitale della Cultura, per me, che con la mia struttura non ho partecipato al bando per impegni precedentemente assunti, non è deontologicamente corretto. Posso però dire come si deve lavorare al fine di ottenere un brand professionale e che funzioni. Innanzitutto spero che la commissione abbia fornito un testo di sintesi, ovvero il marketing, sul quale l'agenzia ha poggiato il lavoro di semantica e semiotica, che deve fare sintesi per dare e mantenere il giusto valore identitario, e quindi la "rilevanza per colui che ne fruisce" (posizionamento del brand).
Solo dopo aver letto il marketing fornito (testo massimo di 15/20 righe), il team può procedere ad un esame approfondito di ricerca su marchi, logotipi, iconografie passate e contemporanee. Questo serve ad evitare plagi, anche involontari, e a garantire l'originalità, oltre ovviamente alla fruibilità in tutte le “salse” (mezzi di comunicazione oggi conosciuti).
Tale lavoro deve essere affidato ad un team di professionisti capace di padroneggiare nell'ordine: marketing, comunicazione, privativa industriale, storia dell'arte e fenomenologia degli stili, sociologia e costume, psicologia.
Il risultato che il team produce è un ulteriore testo di sintesi che viene consegnato a differenti grafici e copywriter (meglio linguisti) che, ciclicamente, si confrontano sulle bozze prodotte con il marketing e la direzione artistica per aggiustare il tiro fino ad arrivare a risultati che passeranno poi ad una fase di test.
Tale verifica del brand realizzato è oggi più semplice grazie all'immediatezza dei mezzi di comunicazione, che permettono un riscontro effettivo in tempi brevi. Il test sarà operato su vari gruppi, dai blog di professionisti del settore alla rete di relazioni che l'agenzia dovrebbe avere con chi ha le competenze e le sensibilità nel mondo della cultura e dell'economia.
Chiudo comunque chiarendo che un logotipo è una scritta originale con font creato appositamente, così come vediamo nel logo dell'altro partecipante. Mentre il vincitore del bando, di cui in questi giorni discutiamo, è certamente un marchio (un diagramma come "Playboy" dove sopra abbiamo il coniglietto e sotto la scritta), quindi con l'effige, appunto, che campeggia su di una scritta.
Andrea Vitali